Nei paesi in via di sviluppo la questione delle condizioni di lavoro è una delle più pressanti e drammatiche. Ovunque ci sia povertà ci sono anche aziende senza scrupoli che approfittano dello stato di estrema indigenza della popolazione per imporre condizioni lavorative semplicemente inumane, spesso con l'appoggio più o meno esplicito degli organismi statali e di autorità corrotte.
Nella categoria di “paesi in via di sviluppo” vengono fatti rientrare paesi che si trovano a diversi capi del globo, ciascuno con la sua storia e i suoi problemi specifici. Tuttavia, spesso i problemi vissuti dai lavoratori sono simili:
In ogni paese in cui ci sia sfruttamento del lavoro, ci sono anche delle organizzazioni che lo combattono, e che spesso devono anche combattere contro la repressione di stati non democratici. È il caso ad esempio del MST - Movimento dos Trabalhadores Rurais Sem Terra, movimento brasiliano che combatte per ottenere migliori condizioni di lavoro per i contadini del Brasile, o, in Bangladesh, del sindacato dei lavoratori tessili Bangladesh Independent Garment Workers Union Federation (BIGUF). Molte sono anche le organizzazioni che combattono il lavoro minorile, a volte su base locale, a volte invece internazionale come l'ONG Save the Children.
E noi che ci troviamo nei paesi sviluppati, cosa possiamo fare? Visto che molte delle merci che abitualmente acquistiamo e consumiamo sono prodotte in paesi in via di sviluppo (dai fiori ai computer, passando per abiti, scarpe, giocattoli, ecc) possiamo ad esempio iniziare a consumare in modo consapevole. Già nel secondo dopoguerra sono nate nei paesi ricchi diverse ONG che proponevano un consumo “corretto”, in cui la produzione fosse svolta rispettando i diritti dei lavoratori dei paesi in via di sviluppo. Oggi il commercio equo e solidale è una realtà affermata, con punti vendita e prodotti in ogni città d'Italia.
Sono moltissime anche le organizzazioni che promuovono campagne per il boicottaggio di prodotti non rispettosi dei diritti dei lavoratori e/o dell'ambiente, di cui si può trovare un elenco sul sito Ethical Consumer. Negli ultimi anni, grazie anche a internet che rende le informazioni sempre più facilmente accessibili ai consumatori, un numero crescente di aziende si è dimostrato attento nel recepire le richieste dei consumatori dei paesi che costituiscono il loro maggiore bacino di mercato, specialmente quando queste avvengono in concerto con le proteste organizzate dei lavoratori locali.